Chiesa della SS. Annunziata

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Diocesi di Alba ( sec. XII )

Fraz. Annunziata 1, 12064, La Morra, CN

L’edificio di S. Martino di Mercenasco, attualmente conosciuto col nome di Abbazia della SS. Annunziata, sorge nello splendido scenario lamorrese contornato da ridenti vigneti e custodisce una storia millenaria legata alla vita della comunità monastica dei Benedettini prima e dei Serviti poi.
Il complesso del Priorato fu fondato tra XII e XIII secolo ad opera dei Benedettini, laddove si costituì il primo nucleo abitativo di La Morra, successivamente trasferito sulla sommità della collina. Già nel 1479, a causa del venir meno di questi monaci, si fondava un nuovo convento dell’Ordine dei Servi di Maria, unitamente ad una cappella dedicata alla SS. Annunziata.
Restano a testimonianza della prima fase costruttiva i basamenti delle colonne interne e della torre campanaria. Ristrutturazioni importanti dell’edificio vengono effettuate nel XV secolo, di cui rimangono solo l’abside semicircolare, la cappella laterale che dà accesso al convento di S. Martino con l’affresco della Madonna con famiglia orante, il corpo del campanile ed i basamenti delle colonne della navata centrale.
L’attuale chiesa, caratterizzata da un’elegante facciata in cotto dalle linee ancora rinascimentali, è frutto dei rimaneggiamenti avvenuti nel 1684 ad opera di Michelangelo Garove che trasforma l’antica cappella medievale in un edificio barocco.
Infine, da ricordare è la stele funeraria riportata alla luce dal pavimento nel corso dei lavori di scavo, datata al II secolo d.C., appartenuta a Caio Elvius Felix, membro della nobile e ricca famiglia degli Elvi che diede i natali all’imperatore Publio Elvio Pertinace.

La presenza dei Padri Serviti in questo sacro edificio a partire dalla fine del XV secolo ha lasciato evidenti tracce nel culto e nelle scelte iconografiche che ne caratterizzano le decorazioni.
La settecentesca pala d’altare, di autore anonimo, posta nel presbiterio ci ricorda come questo ordine avesse come protettrice la Madonna Addolorata che ne costituisce il soggetto.
Il dipinto raffigura la Vergine con le braccia aperte, il volto dolente rivolto al cielo ed il petto trafitto da sette spade, divise in due fasci, simboleggianti i sette dolori da lei sofferti: tre legati all’infanzia di Gesù, cioè la profezia di Simeone, la fuga in Egitto, la ricerca di Gesù al tempio, e quattro alla Passione, la salita al Calvario, la crocifissione, la deposizione dalla croce e quella nel sepolcro. Ai lati della Madonna due angioletti portano in mano gli strumenti della passione di Cristo. Ritroviamo lo stesso soggetto in una settecentesca statua lignea vestita.
Grazie ai lavori di restauro degli anni Novanta è nuovamente possibile leggere gli affreschi che caratterizzano l’interno della chiesa. Tra questi spiccano quelli nell’abside in cui compaiono una teoria di monaci appartenenti all’Ordine Serviti che fanno da cornice alla tela della Madonna dei sette dolori; quelli del catino absidale con l’effige di santa Giuliana Falconeri e altri due monaci, forse da identificare con i beati Bonaventura da Forlì e Francesco Patrizi; e quelli del presbiterio realizzati a cirage monocromo rappresentanti la Fede e la Speranza.