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Santuario della Madonna del Brichetto
Diocesi di Mondovì ( sec. XV )
Strada provinciale 243,12040 Morozzo, Cuneo
Il Santuario di S. Maria di Castro Murato è popolarmente conosciuto con il nome del Brichetto, forse perché sorge su un poggio a sud ovest dell’abitato.
Fu ricostruito verso la metà del XV secolo e in seguito fu ampliato e modificato.
Nel 1826 la facciata fu ricostruita in mattoni in forme neogotiche e venne alzato un piccolo campanile.
Nell’interno: gli affreschi risalgono, alla fine del XV secolo, ricoprono il presbiterio e parte della navata e rappresentano il ciclo pittorico più completo sulla vita della Vergine, della nostra regione.
Un tempo era chiaramente leggibile, il nome del committente Biagio Fauzone, la dedicazione all'Assunzione di Maria Vergine, il nome del pittore Giovanni Mazzucco e la data, il 30 Luglio 1491.
Sulle pareti laterali e sulla volta del presbiterio la vita della Madonna è illustrata in diciotto riquadri. Con continuità si susseguono gli episodi: S. Gioacchino cacciato dal tempio, l’angelo appare a Gioacchino, l'incontro di S. Anna e S. Gioacchino alla porta Aurea, la Nascita di Maria, la presentazione e la vita al Tempio, l'Annunciazione e lo Sposalizio con Giuseppe, la Nascita di Gesù, la Circoncisione, l'Adorazione dei Magi, la Fuga in Egitto, la Strage degli innocenti.
Sulla parete dietro l'altare, al centro della fascia principale agli estremi: l'arcangelo Gabriele e la Vergine Annunziata, al centro: una bella Madonna con in mano un fiore e il Bambino che gioca con un cardellino, ai lati S. Agata, S. Fiorenzo, S. Pietro Martire da Verona e un Santo martire con spada non identificabile.
Nella lunetta soprastante l'Incoronazione di Maria in un Paradiso esultante di musiche e canti, alla presenza di: San Pietro e San Paolo, Santa Cecilia e i due Giovanni, il Battista e l'Evangelista.
Nell’arco che sovrasta il presbiterio sono collocati i Santi che popolano la Gerusalemme celeste, in fitte schiere ordinate e compatte, testa a testa. Guida la processione l’arcangelo Michele, sono riconoscibili i dottori della Chiesa, i diaconi S. Stefano e S. Lorenzo, S.ta Tecla e S.ta Caterina da Siena.
Sulle pareti laterali si trovano altre raffigurazioni: S. Antonio Abate, S. Sebastiano, ma una in particolare, attrae l'attenzione: tra due Madonne con Bambino che sono negli atteggiamenti e nell’espressività quasi del tutto uguali, il beato Guglielmo Fenoglio certosino di Casotto.
BEATO GUGLIELMO FENOGLIO - laico certosino –
Guglielmo Fenoglio nacque a Garessio Borgoratto, in Val Sorda, nel 1065 ed entrò nell'ordine di San Bruno dopo l'esperienza di anacoreta che visse nel più alto ascetismo.
Dopo anni di ascetismo solitario si unì ad altri anacoreti della Val Casotto i quali, dopo il passaggio di San Bruno, si riunirono e fondarono una certosa con otto case (case otto = Casotto). In questo monastero Guglielmo visse tutta la sua vita in santità fino al giorno della sua morte, avvenuta probabilmente nel 1120, all'età di 55 anni.
Come sopra accennato i signori di Morozzo, nel 1172 diedero impulso alla costruzione della certosa. La tradizione vuole che, al rientro da uno dei suoi piccoli viaggi per poter acquistare i beni occorrenti al monastero e per raccogliere i proventi dei loro possedimenti, il Beato Guglielmo fu assalito e derubato dai briganti che infestavano le montagne.
Tornato in Certosa, il priore scherzando gli disse che se il fatto si fosse ripetuto si sarebbe potuto difendere utilizzando una gamba dell'asino per far scappare i malviventi. Tempo dopo,
Guglielmo, nuovamente assalito, salvò il carico brandendo con forza una gamba della mula, per poi riattaccarla e rientrare in Certosa. Quando giunse nel cortile principale, il priore si accorse che la mula zoppicava e notò che la zampa era stata attaccata capovolta. Chieste le ragioni di tale anomalia, gli ordinò di ricompiere il miracolo per non far soffrire l'animale. Il monaco, con grande stupore di tutti gli astanti, ristaccò la zampa alla mula e gliela riattaccò .
Questo è il miracolo più eclatante compiuto dal Beato Guglielmo al quale seguirono, anche dopo la morte, numerosissime guarigioni da malattie e pestilenze.
Per notizia: in epoca napoleonica(intorno al 1802), il suo corpo venne nascosto nella muratura della cappella che Papa S. Pio V (Antonio Ghislieri vescovo di Mondovì dal 1560 al 1566) aveva consacrato nel XVI secolo; e da allora, malgrado numerose spedizioni di scavo, il suo corpo non fu mai ritrovato.
La santità di questo monaco è ben viva anche grazie alle parole pronunciate da Pio IX durante la sua canonizzazione del 29 marzo del 1860.
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Lun-Sab | - |
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Dom | 18:00 |
Dalla prima domenica dopo Pasqua all’ultima domenica di ottobre ore 18
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