Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Chiesa di Sant'Agnese in San Francesco
Diocesi di Vercelli ( sec. XIV )
Via Gioberti, 13100 Vercelli, VC
La chiesa di Sant 'Agnese in San Francesco sorge all'interno del perimetro delimitato dalle mura medievali della città. L'impianto è trecentesco, la facciata principale rivolta verso Piazza San Francesco è barocca mentre la facciata posta sul lato di Via Borgogna è completamente in laterizio con elementi gotici. Le sue origini sono molto antiche: in un atto del 20 maggio 1174 viene già menzionata: “officialis ecclesiae S. Agnetis". Il primo impianto ben presto venne considerato troppo angusto per accogliere i fedeli e così la parrocchia di S. Agnese venne trasportata nella chiesa di S. Francesco. Risale al 1292 la cessione della chiesa e dei terreni annessi all’Ordine dei Francescani. La facciata è dovuta all’architetto Ignazio Amedeo Galletti il quale nello stesso periodo operava nella chiesa di Santa Chiara. Nei secoli XVI e XVII la chiesa fu oggetto di gravi danneggiamenti; durante tutto il XIX secolo la chiesa visse un vero periodo di decadimento e abbandono, a partire dal 1802 quando la soppressione napoleonica degli Ordini Religiosi fece sì che avvenisse il passaggio al governo francese e il suo cambio di destinazione a magazzino e ricovero di prigionieri. Il 22 ottobre del 1822 con l’avvio dei lavori, si eseguì la costruzione dell’odierna facciata barocca per adeguarla allo stile interno. Dopo le requisizioni durante le Guerre d’Indipendenza del 1848 e l’Armistizio di Salasco, la chiesa fu riaffidata all’ architetto Edoardo Arborio Mella per eseguire il progetto di restauro, a partire dal 1868. Nonostante i tanti danni il Mella prima ed il Canetti poi, compirono il miracolo di ridare alla chiesa, se non il primitivo splendore, gran parte della sua originaria struttura gotica pur conservando l’attuale facciata. Il 3 maggio 1903 la chiesa venne riaperta al culto. L 'interno a tre navate è scandito dalla presenza di colonne e semicolonne, le volte sono a vela semplicemente decorate. Il campanile, databile attorno al 1423, riporta ancora i danneggiamenti delle cannonate riportate durante i vari assedi della città. Esso è quadrangolare e scandito da lesene in tre moduli con monofore e bifore. La facciata intonacata è tipicamente tardo barocca. Essa termina con un frontone e sei guglie montate su balaustrata in marmo.
La cappella della Madonna del Rosario di Pompei.
Di origini molto antiche, il culto della Madonna del Rosario risale all’epoca della fondazione dei frati domenicani (XIII secolo), i quali ne furono i maggiori propagatori. La devozione della recita del rosario ebbe larga diffusione tra coloro che non sapevano né scrivere né leggere grazie alla facilità con cui si poteva pregare e meditare sui misteri cristiani, tanto che fu chiamato il Vangelo dei poveri. All’interno della Chiesa di Sant’Agnese in San Francesco è attualmente collocata una cappella dedicata al culto della Madonna del Rosario di Pompei. Situata della navata laterale di sinistra sono ancora numerose le ipotesi sulla sua fondazione originaria: l’architetto, conte, Edoardo Arborio Mella nel 1868 ipotizzò che l’edicola aggettante in cui si trova oggi la cappella fosse in realtà ciò che restava dell’antica chiesa vercellese, completamente demolita di: San Salvatore in Mercatello. Di fatto però questa ipotesi è stata scartata per mancanza di fonti in funzione di quanto è emerso da rilievi architettonici che datano l’annessione di questa cappella a inizio Novecento. All’interno, la decorazione pittorica oggi è di epoca moderna ma in origine doveva essere stata affrescata da Bernardino Lanino; parte di questa decorazione oggi si trova al Museo Borgogna. La cappella inoltre ospita l’altare dell’architetto Vincenzo Canetti sul quale si trova il gruppo scultoreo, oggetto di devozione, raffigurante la Vergine con il Bambino in braccio, in atto di porgere la corona del rosario a San Domenico di Guzman e a Santa Caterina da Siena. La festa della Madonna del Rosario viene celebrata ogni anno l’ 8 maggio in contemporanea con l’omonimo santuario partenopeo che ne istituì la ricorrenza.
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