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Chiesa dei Santi Carlo e Anna
Diocesi di Alessandria ( sec. XVII; XVIII; XIX )
Piazza San Carlo, 15073, Castellazzo Bormida, Alessandria
La chiesa dei SS. Carlo e Anna venne costruita nel centro dell’abitato di Castellazzo Bormida (AL) per volontà testamentarie di Maddalena Trotti e la prima pietra fu posata nel 1631. Gli eventi bellici del tempo obbligarono a ripetute interruzioni nella costruzione e le fasi edilizie che hanno plasmato il complesso architettonico, facendogli assumere l’aspetto attuale, sono tre. La prima è quella che ha visto la realizzazione dell’abside e terminò nel 1665, la seconda è quella che ha permesso il compimento del corpo della chiesa con la conclusione della facciata in stile barocco piemontese nel 1714. La terza e ultima fase è stata caratterizzata dalla sopraelevazione della torre campanaria nel 1892.
L’edificio è costruito interamente in muratura di mattoni e spicca per la facciata più alta rispetto all’aula retrostante, divisa in due zone da una cornice in aggetto. La parte inferiore con i tre portali di accesso è spartita da sei lesene, mentre quattro sono quelle della parte superiore che sorreggono il timpano di coronamento. Al centro è inserita un’ampia finestra rettangolare sormontata da timpano curvo analogo a quello esistente sul portale principale, mentre due volute raccordano il volume della navata centrale a quello delle cappelle laterali. Per dare ancora più slancio, sopra al coronamento a capanna, sono stati costruiti tre pinnacoli.
Lo schema planimetrico della chiesa è ad aula unica con abside poligonale, divisa in tre campate su cui si aprono tre cappelle per lato. L’aula è coperta da volta una volta a botte lunettata in corrispondenza delle finestre, irrigidita da costoloni in muratura a cui all’esterno corrispondono dei contrafforti. La copertura lignea si articola su diversi livelli: ha un’orditura alla piemontese sulle cappelle laterali, e alla lombarda sull’aula centrale e sull’abside, mentre il manto di copertura è in coppi.
La torre campanaria fu sopraelevata su progetto dell’Ingegner Crescentino Caselli (1849-1932) che nel 1893 la portò a 44,64 metri di altezza. Il risultato è un campanile snello coronato da una serie di mensoloni sorreggenti una balconata e terminante in una copertura a padiglione con un manto in lose policrome.
Nella sacrestia dietro la chiesa Paolo Danei (1694-1775), poi divenuto santo come San Paolo della Croce, tra il 1720 e il 1721 scrisse il primo testo della regola dei Passionisti. Le stanze occupate dal futuro santo ospitano oggi un piccolo museo sulla sua vita.
Paolo Danei nacque a Ovada, nell'Alessandrino, il 3 gennaio 1694 da famiglia nobile ma si fa eremita e a 26 anni il suo vescovo gli consente di vivere in solitudine nella chiesa dei SS. Carlo e Anna a Castellazzo Bormida. Mosso da singolare carità verso Cristo crocifisso contemplato nel volto dei poveri e dei malati, farà esattamente ciò che all’epoca risulta più impopolare. Fonderà un nuovo ordine religioso in una stagione di avversione dei governi e di debolezza nella Chiesa mentre la fede è sopportata da molti solo quale condimento di ritualità elegante. Nel 1725 Benedetto XIII lo autorizza a raccogliere compagni: comincia a farsi chiamare “Frate Paolo della Croce”, poi fonda l'ordine dei “Chierici scalzi della Santa Croce e della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo” (Passionisti). Nel 1727 viene ordinato prete a Roma e ritirato sul Monte Argentario raccoglie intorno a sé i primi Passionisti, che il fondatore educa come predicatori agguerriti contro l’ignoranza, l’irreligiosità, l’abbandono del Vangelo. Paolo della Croce muore nel 1775 a Roma dopo aver visto confermata, senza modifiche, la regola del suo Ordine che, nato “fuor di tempo” nel XVIII secolo, alla fine del XX è attivo in tutto il mondo. Il Padre dei Passionisti, noti per l’emblema della croce e del cuore che portano sul saio, verrà proclamato santo da Pio IX nel 1867 e il suo anniversario ricorre il 18 ottobre.
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