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Chiesa di San Giovanni Battista
Diocesi di Susa ( sec. XI )
piazza Martiri della Libertà 3, 10050, Salbertrand (TO)
La parrocchiale di San Giovanni Battista è una delle più antiche della Valle di Susa. La sua prima attestazione documentaria risale al 1057, anno in cui viene donata da Adelaide di Susa e dal marito alla vicina pieve di San Lorenzo di Oulx. Nel 1749 la chiesa passa sotto la prevostura di Pinerolo per poi rientrare nei territori della Diocesi di Susa nel 1794. L’edificio di età romanica viene rimaneggiato tra XVI e XVIII secolo. La facciata della chiesa si presenta con un profilo a salienti, con archetti trilobati in pietra sul fronte principale e archetti semicircolari sui fronti laterali. Alla facciata è addossato un protiro monumentale con profilo a capanna, segnato da una serie di archetti trilobati inclinati, che si ripetono sulle pareti laterali. L’arcata frontale è sostenuta da due robusti pilastri ottagonali, con capitelli a piramide tronca rovesciata su cui si legge la data 1536, anno di realizzazione del protiro. Il portale in pietra, costruito nel 1512 dallo scultore di Melezet, Matheus Rode, come si legge sul fregio scolpito, incornicia la porta di ingresso. Nella lunetta sopra l’architrave monolitico si trova l’affresco del Compianto sul Cristo morto. Le tre edicole con baldacchini, sopra l’arco a fiamma, poste ai lati e sopra il portale, ospitavano le statue dell’Arcangelo Gabriele, della Vergine e la Colomba dello Spirito Santo. All’esterno, sulla fiancata meridionale, è presente il ciclo dei Vizi, Virtù e Pene Infernali risalente ai primi anni del XVI secolo. La scena si dipana lungo tre registri orizzontali sovrapposti: in quello superiore sono presenti le Virtù, nel mediano i Vizi, nella fascia inferiore, purtroppo molto rovinata, si trovano raffigurate le Pene Infernali. L’interno della chiesa è a tre navate coperte da volte a crociera costolonate e suddivise da arcate a sesto spezzato. L’intera struttura è impreziosita da un ricco apparato scultoreo lapideo: pilastri e capitelli, decorati con teste umane, animali, figure vegetali e geometriche. I capitelli del coro sono tra i più antichi e sono datati all’inizio dell’XI secolo e, insieme agli altri elementi in pietra, sono stati reimpiegati all’inizio del XVI secolo nel rifacimento della chiesa. L’altare maggiore ospita il retablo ligneo realizzato Jean Faure di Thures nel 1667; ai lati dell’altare, San Giovanni Battista e San Sebastiano affrescati dal pittore Giovanni Vacchetta nel 1909. Nella navata destra, si trovano gli affreschi raffiguranti le scene della Vita di Sant’Antonio abate e i Santi Cosma e Damiano, Rocco e Colombano, opera del pittore aviglianese Johannes Dideri che li realizzò nel 1508. Nella Cappella del Rosario, nelle vele della volta, sono raffigurate la Madonna della Misericordia e l’Assunta; sulla parete, parte della Natività e della Presentazione al Tempio di Gesù. Nella testata della navata sinistra un altro affresco rappresentante la Vergine e San Giovanni evangelista, datata al tardo Trecento, cui si sovrappone un’altra Pietà del pittore Dideri. Sempre del medesimo autore è il Miracolo di Sant’Eligio posto alla metà della navata. In controfacciata si trova la raffigurazione del Giudizio Universale.
Anche a Salbertrand, come in numerosi altri paesi della Valle di Susa, ha un ruolo significativo la devozione per Sant'Antonio abate, alla cui vita è dedicato il ciclo affrescato che decora parte della navata laterale destra della chiesa di San Giovanni Battista. Il santo era particolarmente venerato come protettore dalle malattie contagiose e dalla peste. Particolare è anche il culto di S. Eligio, raffigurato nella navata laterale sinistra. L’affresco rappresenta Miracolo di Sant’Eligio. Eligio, prima di convertirsi, era un abile e fin troppo orgoglioso maniscalco. Un giorno, il Signore, indispettito dalla sua supponenza, inviò Gesù in incognito nelle vesti di un garzone in cerca di lavoro. Presentatosi un cavaliere che voleva far ferrare il proprio cavallo, il giovane esegue il lavoro in modo ancor più sorprendente di quanto avesse potuto fare Eligio, ossia staccando la zampa del cavallo per ferrarla e poi riattaccarla all’animale. Eligio, incapace di sopportare che un altro maniscalco fosse più abile di lui, prova a fare lo stesso, ma si rende conto di non poter riattaccare la zampa all’animale. Mettendo da parte la superbia e prendendo consapevolezza dei propri limiti, decide di scusarsi con il giovane e il cavaliere che, nel frattempo, erano però scomparsi.
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Lun-Dom | chiuso |
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Domenica 10.30
Infos
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- Chiese e comunità parrocchiali
- adresse
- piazza Martiri della Libertà 3, 10050, Salbertrand (TO)
- tél
- 0122854720
- ecomuseo.salbertrand@ruparpiemonte.it
- web
- www.vallesusa-tesori.it
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