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Chiesa di Sant'Alessandro
Diocesi di Alessandria ( sec. XVIII; XIX )
Via Alessandro III, 15121, Alessandria
La chiesa di S. Alessandro è una delle migliori espressioni dello stile barocco alessandrino. La posa della prima pietra risale al 9 settembre 1742, mentre la chiesa viene consacrata il 7 maggio 1758. Inizialmente viene dedicata ai Santi Alessandro e Carlo. Sant'Alessandro si identifica con Alessandro I, papa e martire al tempo dell’imperatore Traiano. L’altro santo si identifica con san Carlo Borromeo, canonizzato nel 1810. Tornando alla chiesa, essa dal principio è officiata dai regolari di san Paolo, detti Barnabiti entrati in Alessandria intorno al 1641. Soppressi i Barnabiti, nel 1802, la chiesa viene provvisoriamente concessa Al capitolo della cattedrale, mentre si sta procedendo ai lavori di restauro della chiesa di San Marco, fino al 1810. La chiesa sembra essere stata progettata da Domenico Caselli, realizzata grazie alle elargizioni di due vescovi alessandrini fratelli, Francesco e Gian Mercurino Gattinara. La facciata parzialmente rifatta nel 1845 dall’architetto Gaetano Giaccheri, con la sistemazione dell’ordine inferiore e ultimata nel 1908, è spartita in due ordini e presenta superfici concave e convesse, cornici aggettanti ed andamento spezzato, colonne litiche e paraste; sull’attico la statua di sant'Alessandro. L’interno è distribuito in un ampia navata, con quattro cappelle laterali e presbiterio. Sulla parete sinistra si nota un notevole crocifisso ligneo del Quattrocento. La decorazione, eseguita nel 1903, è in prevalenza opera di Rodolfo Gambini (1855-1928). Gli affreschi della volta sono inseriti in riquadri posti in corrispondenza delle vele delle finestre. Pregevoli ancora sono il coro ligneo (fine sec. XVI) proveniente dall’antica cattedrale e tre tele dell’abside: al centro il Redentore, del 1786-87, iniziato da Francesco De Laurentis e completato da Saverio De Rosa, quest’ultimo autore del San Carlo Borromeo (a destra) e del Sant’Alessandro papa (a sinistra). Notevoli la bussola e i confessionali rococò. Infine nella cantoria è collocato un pregevole organo, risalente al 1842, fabbricato da famoso liutaio pavese Giovanni Battista Lingiardi.
Sant'Alessandro si identifica con Alessandro I, papa e martire al tempo dell’imperatore Traiano, sepolto sulla via Nomentana, dove fu decapitato il 3 maggio del 115. La data del 3 maggio, giorno del martirio di Papa Alessandro I, ispirò forse, molto più avanti negli anni, la scelta del giorno di fondazione della città di Alessandria, 3 maggio 1168, città denominata Alessandria dal nome di papa Alessandro III, che ha retto il pontificato dal 1159 al 1181. Su questa data in cui sarebbe stata fondata Alessandria, concorda comunque la maggior parte degli studiosi e da qualche tempo in città viene ricordata e festeggiata questa importante ricorrenza. L’altro santo, san Carlo, si identifica invece con San Carlo Borromeo, canonizzato nel 1810, nato ad Arona nel 1538; arcivescovo e poi cardinale, fu tra i promotori del catechismo romano, per l’insegnamento della religione al popolo, ricoprì grandissimi meriti nel campo dell’istruzione religiosa e della carità. Gli affreschi della volta mostrano il Martirio di Sant'Alessandro I papa di Luigi Morgari (1857-1935) e di Rodolfo Gambini un episodio leggendario dell’assedio della città da parte del Barbarossa: durante l'assedio alla città portato dal Barbarossa, egli ordinò di scavare un tunnel fin dentro le mura per cogliere di sorpresa l'esercito degli assediati. A svelare l'inganno fu San Pietro che scese dal cielo sopra un cavallo bianco, nelle mani una spada e le chiavi del paradiso, e destò tutta la città e la avvertì del mortale pericolo.
Nella prima cappella maggiore vi è un affresco dal titolo Baudolino e le oche, che allude al miracolo caro alla devozione popolare alessandrina. La leggenda dice che Villa del Foro, sobborgo di Alessandria, un giorno fu invaso da oche selvatiche. Fu chiamato il vescovo di Alessandria: si diceva che quelle oche dovevano essere spiriti maligni; la presenza dell’uomo di Dio avrebbe messo in fuga gli essere diabolici. Il vescovo venne e le oche gli si affollarono attorno, in atto d’umiltà.
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