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Chiesa di Santa Maria Nuova e San Vincenzo
Diocesi di Asti ( sec. XIV; XIX )
Via San Vincenzo, 14015 San Damiano d'Asti
La chiesa parrocchiale intitolata a Santa Maria Nuova e San Vincenzo vescovo martire risalente agli anni a cavallo tra XIV e XV secolo sorge nel centro del paese nei pressi del municipio; ristrutturata nel Seicento venne riccamente ornata a cavallo del secolo seguente con cornicioni a stucco commissionati dall'arciprete Emanuele Giaccone; ha subito rimaneggiamenti nel corso del XIX e XX sec.
La facciata è a salienti e riprende la distribuzione interna della chiesa che è a tre navate non simmetriche e realizzate in tempi differenti, con nove cappelle laterali; la facciata - a due ordini sovrapposti – con tre accessi, risulta tripartita verticalmente da lesene con elementi di ordine tuscanico reggenti una essenziale trabeazione; il corpo principale centrale è evidenziato da un portale di accesso con cornice sagomata che sorregge un frontone interrotto e spezzato da una nicchia, con statua della B.V. Maria, sormontata da un frontone curvilineo; nell'ordine superiore altre due nicchie con frontone triangolare ospitano due statue settecentesche di angeli fiancheggianti uno sfondato con cornice e frontone curvilineo che probabilmente esponeva un affresco non più visibile.
All'interno la navata centrale è affrescata ad opera di autore ignoto da figure assise su nuvole grigie con sfumature rosa e azzurre realizzate tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e suddivise in quattro campate; partendo dalla controfacciata sono rappresentati i quattro profeti, seguono la Madonna con San Giuseppe, San Filippo Neri e Sant'Andrea, poi le tre virtù teologali per concludere con i Santi Pietro e Paolo e San Vincenzo in corrispondenza del presbiterio.
Nell’abside, la cui volta di chiusura è riccamente decorata da stucchi seicenteschi, è collocato il coro ligneo di fine Seicento. Al di sopra del coro ligneo sono visibili altri affreschi: quello centrale rappresenta il martirio di san Vincenzo incatenato e disteso sulla graticola, opera realizzata nel 1926 dal pittore torinese Luigi Morgari, mentre i due affreschi laterali, risalenti alla fine del XVIII secolo, raffigurano a sinistra Gesù che cammina sulle acque sorreggendo san Pietro e a destra Gesù e la Samaritana al pozzo.
La chiesa è ricca di cappelle votive; due di queste hanno come icona da altare dipinti seicenteschi ascrivibili all'ambito figurativo della pittrice Orsola Maddalena Caccia, figlia di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo: la tela raffigurante Maria Addolorata trafitta dalla spada che sostiene il corpo di Gesù morto tra i santi Carlo Borromeo e Francesco d’Assisi nella cappella intitolata alla Vergine della Pietà e la tela rappresentante la Madonna della Cintura con le anime purganti nella cappella intitolata a Maria Assunta.
Nella cappella intitolata all’Angelo Custode il dipinto, opera di pittore di ambito moncalvese realizzata intorno agli anni 1660-1670, ci mostra un fanciullo che guarda verso il cielo invitato dall'Angelo Custode a volgere lo sguardo allo Spirito Santo in forma di colomba.
Tra le cappelle si ricorda inoltre quella dedicata a Sant’Anna, nota per due grandi tele di battaglia; a destra dell’altare è collocata la tela rappresentante la battaglia di Lepanto della seconda metà del XVII secolo opera del pittore piemontese Pietro Laveglia; a sinistra un altro grande dipinto di provenienza lombardo-piemontese dell’ultimo quarto del XVII secolo raffigurante san Giacomo che sbaraglia i mori.
Di pregio è inoltre l’altare maggiore in marmo derivante dalla chiesa di S. Giuseppe dei Carmelitani prima della soppressione del 1854.
Le foto degli interni sono di Franco Rabino tratte dal libro Tra gotico e neogotico: le chiese parrocchiali astigiane, Banca C.R. Asti, 2012.
San Vincenzo diacono, la festa liturgica cade il 22 gennaio, è tra i santi martiri più venerati; in suo nome sono sorte innumerevoli chiese in Spagna, Italia, Francia, Germania, Grecia ed Africa ovvero in tutti i paesi dove con la Chiesa si estendeva il culto dei Martiri e dei Santi. Vincenzo, giovane istruito e di pronta parola, era il coadiutore del Vescovo Spagnolo di Saragozza, che non avendo il dono dell'oratoria lo faceva predicare in vece sua. Durante la terribile persecuzione di Diocleziano Vincenzo venne torturato in modo assai crudele; slogato e ferito fu gettato in una stretta prigione su cocci taglienti mentre cantava inni di ringraziamento al Signore che irritarono ancora di più l'Imperatore che trasformò il giaciglio in materassa per privarlo della gioia di morire su un letto tormentato. Disteso sul morbido Vincenzo invece di riposarsi morì. L'Imperatore cercò allora di vendicarsi sul suo corpo morto facendolo aggredire inutilmente dalle bestie e poi cercando di farlo affondare in un fiume, ma il corpo indenne galleggiando giunse all'altra rive nelle mani di cristiani che in quel luogo edificarono una chiesa in suo onore.
Oggetto di culto particolare nella chiesa è la cappella del Rosario, alta, spaziosa, ornata di stucchi seicenteschi, ospita una statua in marmo bianco di Carrara raffigurante la Madonna col Bambino; ai lati due nicchie ospitano a destra la statua di Santa Rita ed a sinistra una statua di San Giacinto. In questa cappella venne eretta la Compagnia del Rosario come si legge in una Bolla Pontificia del 9 dicembre 1598.
Le feste liturgiche prinicipali celebrate con processione sono la festa dell'Assunzione della Vergine, 15 agosto, ed il Corpus Domini.
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Lun | 09:15 | |
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