La chiesa di San Martino fu tra le dipendenze dell'abbazia benedettina di San Benigno di Fruttuaria. Verrà consacrata dal Cardinale delle Lanze nel 1779 e solo con gli anni del Governo francese entrerà a far parte della Diocesi di Saluzzo.
Tanta parte degli arredi custoditi al suo interno narrano le vicende della famiglia Solaro, infeudata della località a partire dal 1422. Risale al 1439 la lastra sepolcrale marmorea di Bartolomeo Solaro, ad introdurre la fortunata stagione della scultura di Quattro e Cinquecento che culminerà nel fonte battesimale del 1505 (tra le più moderne prove lasciateci dalla bottega dei fratelli Zabreri) e nel coevo coro ligneo che guarda, nella scelta degli ornati, al gusto flamboyant francese. Sia il fonte battesimale che il coro sono state ricondotti alla committenza del preposito Bartolomeo Solaro (discendente dal Bartolomeo che per primo conseguì diritti signorili sulla località), alla cui committenza si deve l'ornamentazione in cotto della facciata della Canonica, di gusto ormai squisitamente rinascimentale. Tra i capolavori qui conservati, una citazione particolare merita il dipinto raffigurante la Prova della Vera Croce, attribuita a Giovanni Angelo Dolce e databile all'ultimo quarto del XVI secolo (l'iconografia scelta evocherebbe il ritorno all'ortodossia cattolica della famiglia dopo gli anni della vicinanza agli ambienti eretici). La pala all'altare maggiore raffigurante San Martino Vescovo in adorazione dell'Annunciazione risale al 1812 ed è opere del celebre pittore Giovanni Comandù, tra i ritrattisti del Delle Lanze.