Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Cappella di San Bernardo d'Aosta
Diocesi di Mondovì ( sec. XV )
Via Carrù 49, 12060 Piozzo, Cuneo
Edificata alle porte del paese, posta al bivio tra la strada proveniente da Carrù e quella che conduce a Benevagienna, è di forma architettonica semplice, a pianta quadrata e abside rotonda.
La struttura muraria in laterizio a vista della fine del ‘300 si alza sul basamento di un’antica torre da guardia, eretta intorno al Mille.
La facciata fu edificata nel XVII sec.; il tetto è a capriate, mentre il presbiterio e l’abside si presentano rialzati rispetto alla struttura principale.
Nell’interno un importante ciclo di affreschi, restaurati nel 1967 dal professor Fiume di Milano, portano, in modo ben evidente, scritte sui capitelli dipinti dell'arco trionfale: la data del 1 Settembre 1451 e la firma dell'autore «Frater Enricus Pinxit».
Alcuni ri¬onoscono il pittore Enrico Mazzucco, fratello maggiore di Giovanni Mazzucco che trent'anni dopo firmò gli affreschi della chiesa del S. Sepolcro sempre a Piozzo. Molto più probabilmente si tratta di un frate domenicano (forse il Padre Inquisitore) che soggiornava durante il periodo estivo nella cascina con annessa cappella detta Santa Maria Bianca in località Valle, di proprietà dei Domenicani di Mondovì; molti sono infatti i richiami ai Santi Domenicani raffigurati nei medaglioni del fregio che borda in alto le pitture delle pareti.
Nel catino absidale, la mandorla con il Cristo Giudice benedicente tra gli angeli è circondata dai simboli dei quattro evangelisti. Sulla parete absidale al centro, seduta in trono, la Vergine con Bambino. Ai lati segue una serie di Santi: Caterina da Siena che adora il Cristo nel sepolcro (Cristo di Pietà), Lorenzo, Pietro, Bernardo d'Aosta o forse Giacomo di Compostella protettori dei pellegrini, Bernardino da Siena e il martirio di S. Sebastiano.
Nell’ arco trionfale è rappresentata l’ Annunciazione.
Le pareti laterali sono anch’esse affrescate: la maggior parte degli affreschi giaceva, prima del restauro, sotto lo scialbo.
Nella parete sinistra: Santa Caterina d’Alessandria con corona, libro e ruota del martirio e Sant’Antonio Abate con il bastone a tau e la campanella.
Nella parete di destra: San Martino e il mendicante e sotto San Michele che pesa le anime.
San Tommaso e San Pietro da Verona, in abiti domenicani, sono ritratti nei medaglioni del fregio.
Otto pannelli, narrano la storia del Pellegrino di Compostella e precisamente il miracolo della forca e dell'impiccato salvato.
Nella parete di destra troviamo otto pannelli che narrano la storia del Pellegrino di Compostella e raffigurano l’affresco di San Giacomo Maggiore, figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni Evangelista, con abito da cavaliere.
Essendo protettore dei pellegrini, attorno alla sua figura fiorirono molte leggende.
Una di queste è “Il miracolo della forca” o “dell’impiccato salvato” che in questa cappella è narrato in sette pannelli.
Un giovane pellegrino diretto a Santiago di Compostella sosta in albergo, dove la figlia dell’albergatore sulla porta cerca di adescarlo (prima scena).
Padre e figlia ingiustamente lo accusano di furto per cui viene arrestato ed è condannato a morte (seconda scena).
Il giovane appeso sulla forca è sostenuto dal Santo che conosce la sua innocenza e lo sorregge impedendo che la corda gli si stringa intorno alla gola, qui reincontra i genitori che lo avevano preceduto nel cammino (terza scena).
Sulla tavola imbandita, nel piatto si vedono il gallo e la gallina vivi (quarta scena).
Il giovane è perciò salvo ed è staccato dal patibolo e restituito ai genitori (quinta scena).
L’accusa ricade sull’albergatore e sulla figlia che vengono arrestati dai soldati (sesta scena).
I due calunniatori sono di conseguenza condannati loro stessi al patibolo (settima scena).
I personaggi sono vestiti nel tipico abbigliamento dei pellegrini: una veste corta per non intralciare il passo, una cappa ed un cappello per difendersi dal caldo e dalla pioggia, un bastone a cui appoggiarsi nei tratti difficili, una zucca o leggera borraccia appesa alla cinta ed un’arma di difesa contro i lupi e gli scippatori. La sportina o borsello di cuoio o di pelle di cervo, era ormai accessorio indispensabile e doveva esser portato sempre aperto in segno di fiducia. La conchiglia invece, è l’oggetto che serviva e serve ad identificare i pellegrini. Raffigura una mano aperta, generosa che fa elemosina: è anche un simbolo di rigenerazione, di salvezza, di nuova vita, come nel sacramento del Battesimo.
La leggenda del Pellegrino di Compostella è di notevole interesse poiché nel Monregalese è rappresentata anche in una cappella di S. Anna a Niella Tanaro e di S. Rocco a Monbarcaro e perché si richiama al ciclo di affreschi, di epoca anteriore e di pittura più rozza, che ornano la cappella di San Giacomo di Prelles (Haute Alpes), una tappa sulla strada del Cammino di Compostella, al Monginevro.
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Opera tattile - disegno per il rilievo
San Martino - affresco
Opera tattile - disegno per il rilievo
Discesa dal patibolo - affresco
Lun-Dom | 09:00 - 18:00 |
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Lun-Dom | - |
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- diocèses
- Mondovì
- type d'édifices
- Antiche cappelle
- adresse
- Via Carrù 49, 12060 Piozzo, Cuneo
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- 3387308279 o 356822319
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