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Chiesa di Santa Maria della Scala
Diocesi di Torino ( sec. XI; XV; XIX )
Piazza Santa Lucia, 1 10023 Chieri (TO)
Secondo la leggenda, in epoca romana, sul sito attuale della chiesa di Santa Maria della Scala, sorgeva un tempio pagano dedicato alla dea Minerva. Se questa supposizione non trova per ora riscontro nei dati storici, è invece accertato che intorno al V secolo vi sorgesse una chiesa paleocristiana, a cui ne seguì una seconda nel IX secolo, nuovamente sostituita intorno al Mille dalla Collegiata di Santa Maria di gusto romanico, eretta per volere del vescovo di Torino Landolfo. In sostituzione di quest’ultima, verosimilmente per motivi legati alla ricerca di prestigio da parte della città, fra il 1405 ed il 1436 fu costruito l’attuale edificio. Caratterizzato dalla presenza di pinnacoli che slanciano la struttura verso l’alto, presenta una facciata di grandi dimensioni, con un portale centrale e una ghimberga in pietra sormontati dalla statua della Madonna, opera di maestranze borgognone e fiamminghe, che operavano a Chambery per Amedeo VIII e che il duca inviò a Chieri grazie ai rapporti privilegiati che aveva con la città. Dal fianco sud della chiesa sporge la mole ottagonale del battistero, che insieme alla cripta ed al campanile rappresenta ciò che rimane della collegiata landolfiana. L’interno, diviso in tre navate, ha mantenuto quasi intatta la struttura originale, mentre l’attuale decorazione è frutto di diversi rimaneggiamenti: nel Sei-Settecento ha assunto un aspetto barocco, quasi completamente eliminato nell’Ottocento, quando i restauratori Edoardo Arborio Mella e Giuseppe Ferrari d’Orsara, nel tentativo di recuperare l’aspetto gotico, conferirono un’arbitraria decorazione neogotico-bizantina. Conservano l’originale gusto barocco la cappella della Madonna del Carmine, con l’ancona lignea opera di Michele Enanten del 1643, intagliatore astigiano di origine fiamminga e la pala d’altare (in sostituzione di quella del Cinquecento), dipinta a Genova attorno al 1644. Già attribuita a Giovanni Battista Carlone, forse opera del suo maestro Domenico Fiasella, raffigura la Madonna del Carmine affiancata dai santi Giuliano e Basilissa che vengono incoronati dalla Vergine e dal Bambino, mentre nella parte bassa due angioletti giocano con elmo e scudo; la cappella della Beata Vergine del Suffragio, con la tela delle Anime Purganti che invocano la Vergine Maria, attribuita ai pittori milanesi Carlo Francesco e Giuseppe Nuvolone. Sulla sommità dell’ancona due angeli di stucco sorreggono una Sindone sulla quale è riprodotta in rilievo l’immagine di Cristo: forse per un gesto di deferenza verso il Comune che nel 1651 aveva disposto che in città venissero moltiplicate le riproduzioni del Sacro Lenzuolo. E la cappella del Crocifisso, realizzata tra il 1668 ed il 1670, caratterizzata da un fastoso complesso decorativo in stucco, forse opera del luganese Bernardino Quadri, e quattro grandi teleri alle pareti: Gesù nel Getsemani di Francesco Sacchetti, l’Ecce Homo di Bartolomeo Caravoglia, la Flagellazione e la Salita al Calvario di autori ignoti. Imponente macchina barocca lignea che incornicia una Crocifissione di Charles Dauphin.
Le devozioni
La Madonna delle Grazie: sul volgere del 1630 mentre infuriava la peste, i Conservatori della Sanità fecero voto di erigere alla Collegiata una cappella in onore della Vergine, qualora per sua intercessione si fosse fermato il contagio. Così tra il 1630 ed il 1636 il Comune costruì la cappella. L’originario apparato decorativo, di cui oggi non rimane nulla, fu affidato ai fratelli luganesi Bartolomeo, Battista e Carlo Rusca, mentre gli affreschi, contenuti entro cornici in stucco, erano opera dei pittori chieresi Antonio e Giovanni Francesco Cerutti. Fra il 1756 ed il 1771 la cappella fu interamente trasformata ed ampliata da Bernardo Antonio Vittone che, con grande profusione di marmi, realizzò il prezioso scrigno, la maestosa ancona marmorea, l’altare e la statua della Vergine. Alla morte del Vittone completò il lavoro l’architetto Mario Ludovico Quarini. Il gruppo scultoreo della Madonna si deve a Pietro Botto di Savigliano nel 1642, mentre gli angeli di legno che sembrano sorreggere la statua sono opera di Ignazio Perucca.
I Santi sociali piemontesi: la cappella dei Santi piemontesi, originariamente dedicata a Santa Croce, ha assunto questa dedicazione a partire dal 1947: San Giovanni Bosco e San Giuseppe Cafasso. Sono rappresentati nella pala d’altare, eseguita lo stesso anno, da Mario Caffaro-Rore: raffigura un gruppo in cammino secondo una popolare iconografia, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, che reca sulle spalle un vecchio ammalato, San Giovanni Bosco preceduto dai suoi ragazzi (di cui uno è Domenico Savio) e San Giuseppe Cafasso seguito dai sacerdoti del Convitto ecclesiastico.
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