Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Chiesa di San Pietro Apostolo
Diocesi di Torino ( sec. XI; XVI; XVII )
Piazza Molineri, 8 12038 Savigliano (CN)
La chiesa di San Pietro rappresenta una delle quattro parrocchie più importanti della città di Savigliano. La tradizione vuole che il complesso sia stato fondato da San Fausto nel 585 sui resti di un antico tempio romano dedicato a Diana. In realtà i primi dati che accertano la presenza della chiesa e del monastero si datano all’XI secolo, quando Abellonio e la consorte Amaltruda donarono ai monaci benedettini di San Pietro un terreno. Il complesso fu sviluppato e rimodernato in più fasi, forte del prestigio e del potere temporale degli abati che amministrarono direttamente fino al XIII secolo le parrocchie cittadine. Dell’architettura e delle decorazioni tardomedievali restano pochi tasselli, emersi nel corso dei lavori di restauro del 2007, poiché l’aspetto della chiesa mutò profondamente tra il Cinquecento e la fine del Seicento. Nel corso della prima fase (1580-1630) i monaci si avvalsero di ottimi artisti provenienti dal Saluzzese e dal Saviglianese, che eseguirono una serie di interventi che interessarono la facciata, le cappelle laterali, il coro e il chiostro, interamente rifatto e decorato. L’artefice di tali trasformazioni è tradizionalmente individuato nell’architetto Ercole Negri di Sanfront cui forse, in cambio delle sue prestazioni lavorative, fu concesso nel 1599 il patronato della “cappella grande del coro”. Artisti locali di fama quali Cesare Arbasia, Giovanni Angelo Dolce e Giovanni Antonio Molineri, collaborarono a questo primo momento di rinnovamento.
Nella seconda metà del Seicento prese avvio una nuova campagna di rinnovamento, voluta da Ludovico Guerra, con l’appoggio di due potenti saviglianesi, Giovanni Battista Trucchi, ministro delle finanze di Carlo Emanuele II, e Michele Beggiami, arcivescovo di Torino. A dirigere i lavori fu chiamato l’architetto e pittore di corte Giovenale Boetto, che ridisegnò la navata centrale con pilastri che inglobarono le precedenti colonne romaniche e con un ricco apparato decorativo. Boetto esercitò un forte controllo sulle maestranze e si rivolse personalmente a personaggi estranei all’ambito saviglianese, quali lo stuccatore Giacomo Solaro, il minusiere Bartolomeo Termine e i pittori Bartolomeo Caravoglia e Sebastiano Taricco, contribuendo così ad allineare Savigliano alle scelte di gusto della capitale sabauda. Durante l’età napoleonica, la chiesa, differentemente dal monastero attiguo, si salvò dalle espoliazioni poiché aveva la funzione di parrocchia e accolse successivamente arredi provenienti da altri edifici di culto. L’interno è suddiviso in tre navate. Quella centrale che nel secondo quarto dell’Ottocento fu soggetta a ridipinture e coloriture, termina con un’abside semicircolare. Le navate laterali contano ciascuna cinque cappelle. Dalla piazzetta antistante si accede al monastero, oggi in parte adibito ad uso scolastico.
ICONOGRAFIE E DEVOZIONI
La predicazione di padre Buil nelle Americhe: la tela glorifica l’opera missionaria di padre Bernan Buil, benedettino catalano legato al re Ferdinando il Cattolico ed inviato in America, col consenso di papa Alessandro VI, nel secondo viaggio di Cristoforo Colombo (1493-94). Buil, benché abbia celebrato la sua prima Messa su suolo americano, non ebbe in realtà alcun effettivo ruolo missionario, anzi fu invece coinvolto in complotti ed intrighi. Ciò nonostante, nel XVII secolo l’Ordine Benedettino – per compensare la sostanziale esclusione dall’evangelizzazione dell’America, rimasta appannaggio di Francescani, Domenicani e Gesuiti – ne esaltò la figura come primo “Apostolo” delle Americhe. L’opera, di cui non si conoscono dati d’archivio, è opera del pittore cheraschese Sebastiano Taricco, chiamato a Savigliano da Giovenale Boetto negli anni Settanta del XVII secolo.
San Gerolamo: il dipinto, opera di Giovanni Antonio Molineri è situato nella cappella di san Giuseppe ed è datato intorno agli anni Trenta dei Seicento. E’ stato forse realizzato su commissione della famiglia Muratore con cui il pittore era in stretti rapporti.
Miracolo di San Mauro: opera di Bartolomeo Caravoglia e datato 1676, è stato realizzato per volere dell’abate Ludovico Guerra. La commissione del nuovo dipinto si lega all’arrivo nello stesso anno della reliquia del santo, ottenuta da padre Ludovico Guerra per tramite di Giuseppe Maria Orsini, abate di Santa Maria Nova di Asti. L’altare su cui trova posto il dipinto era di patronato della famiglia Galateri, già committente degli stucchi e della decorazione della cappella allo stuccatore Carlo Rusca.
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